Presentazione

Il perché di una scelta.

 

Con simbologia sin troppo evidente la chiesa accoglie gli eredi di quelli che ne erano usciti per vivere diversamente il messaggio del Cristo. Si viene così a chiudere misteriosamente un ciclo che riunisce, da cammini diversi, interpreti di un sentimento comune.

Nello spazio espositivo qui ospitato troviamo la simbiosi tra “sacro” e “profano” e le icone consacrate dalla chiesa finalmente si riconciliano con altri e diversi modi di interpretare la fede. Tra l’altro, nella chiesa da poco restaurata, furono ospitati i laboratori scenografici per il rifacimento del Sinedrio e della Torre Atonia (anni ‘80). Quindi, l’idea dei moduli espositivi, improntata all’estrema linearità e semplicità, ricerca principalmente un’autoreferenzialità con le strutture scenografiche della Turba. Si riprendono così gli elementi strutturali mostrandone il tessuto materico e lo sviluppo costruttivo.

La documentazione esposta in questa prima e provvisoria raccolta riflette la singolarità di una manifestazione che, pur vantando una plurisecolare tradizione, lascia poche tracce del proprio passaggio. Paradossalmente tale problema si è acuito negli ultimi anni in cui il messaggio visivo ha progressivamente sostituito quello scritto. Si incorre così in un doppio rischio. Da una parte l’oblio di cose, fatti e persone; dall’altra la creazione di “storie”, più o meno veritiere, sicuramente destinate ad essere alterate nel passaggio orale alle generazioni seguenti.

La rassegna presentata non poteva avere quindi pretesa di sistematicità ed è stata concepita lasciando che si formassero accorpamenti tematici ora aneddotici ora didascalici, come nel caso dei disegni delle scenografie.

Per ogni generazione ciò che si fissa in quel tempo assume il naturale connotato del “migliore” ed è giusto che sia così. Cambiano le forme, cambiano i linguaggi ed indulgere alla nostalgia per “il bel tempo che fu” è forse un inutile esercizio. L’atto corale di una comunità che sente il desiderio, forse il bisogno, di misurarsi in un gesto collettivo per esprimere qualcosa, merita rispetto ancor prima di un giudizio, benevolo o meno che sia. È con questa speranza che si vuol idealmente consegnare il testimone della manifestazione alle generazioni future che vivranno, anche loro, il dilemma del tramandare la tradizione affrontando la sfida di esprimerla nei propri linguaggi.

Si confida quindi sul fatto che tutto questo stimoli nuove curiosità ed interessi nei giovani consentendo nel contempo un piacevole ritorno al passato per chi le cose, in tutto o in parte, già le conosce.

Mario Corsi